“restano le fazioni quasi che intiere,„ il postero, che vi “restavano ancora le reliquie dell’antiche fazioni.„ È vero che, oltre queste piccole aggiunte o variazioni, si trovano anche in quel lunghissimo squarcio, come pezzi messi a rimendo, alcuni brani più estesi, che non son del Nani. Ma, cosa veramente da non credersi, son presi da un altro quasi tutti, e quasi parola per parola: è roba di Domenico Parrino1, scrittore (alla rovescia di molt’altri) oscuro, ma letto molto, e fors’anche più di quello che sperava lui medesimo, se, in Italia e fuori, è letta quanto lodata la "Storia civile del regno di Napoli", che porta il nome di Pietro Giannone. Chè, senza allontanarci da que’ due periodi di storia de’ quali s’è fatto qui menzione, se, dopo le sollevazioni catalana e portoghese, il Giannone, trascrive dal Nani la caduta del favorito Olivares, trascrive poi dal Parrino il richiamo del duca di Medina vicerè di Napoli, che ne fu la conseguenza, e i ritrovati di questo per cedere il più tardi che fosse possibile il posto al successore Enriquez de Cabrera. Dal Parrino ugualmente, in gran parte, il governo di questo; e poi dall’uno e dall’altro, a intarsiatura, il governo del duca d’Arcos, per tutto quel tempo che precedette le sollevazioni di Palermo e di Napoli, e come abbiam detto, il progresso e la fine di queste, sotto il governo di D. Giovanni d’Austria, e del conte d’Oñatte. Poi dal Parrino solo, sempre a lunghi pezzi, o a pezzettini frequenti, la spedizione di quel vicerè contro Piombino e Portolongone; poi il tentativo del duca di Guisa contro Napoli; poi la
- ↑ Teatro eroico e politico de’ governi de’ vicerè del regno di Napoli, etc. Napoli, 1692, tom. 2°; Duca d’Arcos. Il testo del Nani corre, con pochissimi e minuti cambiamenti, come abbiam detto, per sette capoversi del Giannone, l’ultimo de’ quali termina con le parole: "si richiedevano, e per supplire altrove, e per difendere il regno, grandissime provvisioni". E lì entra il Parrino con le parole: "Il vicerè duca d’Arcos, trovandosi angustiato dalla necessità del denaro", e via via, paucis mutatis, al solito, per due capoversi, e per mezzo circa il seguente. Dopo, ritorna il Nani e va avanti, prima solo, per un bel pezzo, poi alternato, e, per dir così, a scacchi, col Parrino. E c’è fino de’ periodi, messi insieme bene o male, ma con pezzi dell’uno e dell’altro. Eccone un esempio: "Così in un momento s’estinse quell’incendio che minacciava l’eccidio al regno; e ciò che apporto maggior maraviglia, fu la subita mutazione degli animi, che dalle uccisioni, da’ rancori e dagli odj passarono immantinente a pianti di tenerezza, ed a teneri abbracciamenti, senza distinzione d’amici, o d’inimici (Parrino, tom. II, pag. 425): fuorchè alcuni pochi, i quali guidati dalla mala coscienza, si sottrassero colla fuga, tutti gli altri restituiti a’ loro mestieri, maledicendo le confusioni passate, abbracciarono con giubilo la quiete presente (Nani, parte II, lib. IV, pag 157 dell’ediz. cit.)". Giannone, lib. XXXVII, cap IV, secondo capoverso.