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di quello che conoscessero loro medesimi!), s’era anche detto che fossero ufiziali spagnoli, così lo sciagurato inventore trovò anche qui qualcosa da attaccarsi. L’esser poi il Padilla figliuolo del comandante del castello, e l’aver quindi un protettor naturale, che, per aiutarlo, avrebbe potuto disturbare il processo, fu probabilmente ciò che mosse il Piazza a nominar lui piuttosto che un altro: se pure non era il solo ufiziale spagnolo che conoscesse, anche di nome. Dopo l’abboccamento, fu chiamato a confermar giudizialmente la sua nuova deposizione. Nell’altra aveva detto che il barbiere non gli aveva voluto nominar la persona grande. Ora veniva a sostenere il contrario; e per diminuire, in qualche maniera, la contradizione, disse che non gliel’aveva nominata subito. Finalmente mi disse doppò il spatio di quattro o cinque giorni, che questo capo grosso era un tale di Padiglia, il cui nome non mi raccordo, benchè me lo disse; so bene, et mi raccordo precisamente che disse esser figliolo del Sig. Castellano nel Castello di Milano. Danari, però, non solo non disse d’averne ricevuti dal barbiere, ma protestò di non saper nemmeno se questo n’avesse avuti dal Padilla.



Fu fatta sottoscrivere al Piazza questa deposizione, e spedito subito l’auditore della Sanità a comunicarla al governatore, come