Pagina:I promessi sposi (1840).djvu/832

826 STORIA

rinnovazion della tortura; e ciò (lasciando da parte tutte l’altre violente irregolarità) senza aver messe in chiaro le contradizioni tra lui e il commissario, cioè senza poter dire essi medesimi se quella nuova tortura gliel’avrebbero data sulla sua confessione, o sulla deposizion dell’altro; se come a complice, o come a reo principale; se per un delitto commesso ad istigazione altrui, o del quale era stato l’istigatore; se per un delitto che lui aveva voluto pagar generosamente, o dal quale aveva sperato un miserabile guadagno.

A quella minaccia, rispose ancora: replico che quello che dissi hieri non è vero niente, et lo dissi per li tormenti. Poi riprese: V.S. mi lasci un puoco dire un’Aue Maria, et poi farò quello che il Signore me inspirarà; e si mise in ginocchio davanti a un’immagine del Crocifisso, cioè di Quello che doveva un giorno giudicare i suoi giudici.


Alzatosi dopo qualche momento, e stimolato a confermar la sua confessione, disse: in conscienza mia, non è vero niente. Condotto subito nella stanza della tortura, e legato, con quella crudele aggiunta del canapo, l’infelicissimo disse: V.S. non mi stij a dar più tormenti, che la verità che ho deposto, la voglio mantenere. Slegato e ricondotto