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DELLA COLONNA INFAME 817

farebbe indizio, essendo troppo facile che il nominante conosca il nominato in qualche maniera; ma bensì un praticarsi stretto e frequente, e tale da render verisimile che tra loro si sia potuto concertare il delitto1.” Per questo avevan domandato da principio al commissario, se detto Barbiero è amico di lui Constituto. Ma il lettore si rammenta della risposta che n’ebbero: amico sì, buon dì buon anno. L’intimazione minacciosa fattagli poi, non aveva prodotto niente di più; e quello che avevan cercato come un mezzo, era diventato un ostacolo. È vero che non era, nè poteva diventar mai un mezzo legittimo nè legale, e che l’amicizia più intima e più provata non avrebbe potuto dar valore a un’accusa resa insanabilmente nulla dalla promessa d’impunità. Ma a questa difficoltà, come a tante altre che non risultavano materialmente dal processo, ci passavan sopra: quella, l’avevan messa in evidenza essi medesimi con le loro domande; e bisognava veder di levarla. Nel processo son riferiti discorsi di carcerieri, di birri e di carcerati per altri delitti, messi in compagnia di quegl’infelici, per cavar loro qualcosa di bocca. È quindi più che probabile che abbiano, con uno di questi mezzi, fatto dire al commissario, che la sua salvezza poteva dipendere dalle prove che desse della sua amicizia col Mora; e che lo sciagurato, per non



  1. Quæst. XLIII, 172-174.