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DELLA COLONNA INFAME | 797 |
questo aveva promesso di preparargliene; e avendolo poi incontrato sul Carrobio, la mattina stessa del giorno che seguì l’arresto, gli aveva detto che il vasetto era pronto, e venisse a prenderlo. Volevan dal Piazza una storia d’unguento, di concerti, di via della Vetra: quelle circostanze così recenti gli serviron di materia per comporne una: se si può chiamar comporre l’attaccare a molte circostanze reali un’invenzione incompatibile con esse.
Il giorno seguente, 26 di giugno, il Piazza è condotto davanti agli esaminatori, e l’auditore gl’intima: che dica conforme a quello che estraiudicialmente confessò a me, alla presenza anco del Notaro Balbiano, se sa chi è il fabricatore degli unguenti, con quali tante volte si sono trouate ontate le porte et mura delle case et cadenazzi di questa città.
Ma il disgraziato, che, mentendo a suo dispetto, cercava di scostarsi il possibile meno dalla verità, rispose soltanto: a me l’ha dato lui l’unguento, il Barbiero. Son le parole tradotte letteralmente, ma messe così fuor di luogo dal Ripamonti: dedit unguenta mihi tonsor.
Gli si dice che nomini il detto Barbiero; e il suo complice, il suo ministro in un tale attentato, risponde: credo habbi nome Gio. Jacomo, la cui parentela (il cognome) non so. Non sapeva di certo, che dove stesse di casa, anzi di bottega; e, a un’altra interrogazione, lo disse.