Pagina:I promessi sposi (1840).djvu/735


CAPITOLO XXXVIII. 729

La vedova, non solo non guastava la compagnia, ma ci faceva dentro molto bene; e certamente, Renzo, quando la vide in quel lettuccio, non se la sarebbe potuta immaginare d’un umore così socievole e gioviale. Ma il lazzeretto e la campagna, la morte e le nozze, non son tutt’uno. Con Agnese essa aveva già fatto amicizia; con Lucia poi era un piacere a vederla, tenera insieme e scherzevole, e come la stuzzicava garbatamente, e senza spinger troppo, appena quanto ci voleva per obbligarla a dimostrar tutta l’allegria che aveva in cuore.

Renzo disse finalmente che andava da don Abbondio, a prendere i concerti per lo sposalizio. Ci andò, e, con un certo fare tra burlevole e rispettoso, “signor curato,” gli disse: “le è poi passato quel dolor di capo, per cui mi diceva di non poterci maritare? Ora siamo a tempo; la sposa c’è: e son qui per sentire quando le sia di comodo: ma questa volta, sarei a pregarla di far presto.” Don Abbondio non disse di no; ma cominciò a tentennare, a trovar cert’altre scuse, a far cert’altre insinuazioni: e perchè mettersi in piazza, e far gridare il suo nome, con quella cattura addosso? e che la cosa potrebbe farsi ugualmente altrove; e questo e quest’altro.

“Ho inteso,” disse Renzo: “lei ha ancora un po’ di quel mal di capo. Ma senta, senta.” E cominciò a descrivere in che stato aveva visto quel povero don Rodrigo; e che già a quell’ora doveva sicuramente essere andato. “Speriamo,” concluse, “che il Signore gli avrà usato misericordia.”

“Questo non ci ha che fare,” disse don Abbondio: “v’ho forse detto di no? Io non dico di no; parlo... parlo per delle buone ragioni. Del resto, vedete, fin che c’è fiato... Guardatemi me: sono una conca fessa; sono stato anch’io, più di là che di qua: e son qui; e... se non mi vengono addosso de’ guai... basta... posso sperare di starci ancora un pochino. Figuratevi poi certi temperamenti. Ma, come dico, questo non ci ha che far nulla.”

Dopo qualche altra botta e risposta, nè più nè meno concludenti, Renzo strisciò una bella riverenza, se ne tornò alla sua compagnia, fece la sua relazione, e finì con dire: “son venuto via, che n’ero pieno, e per non risicar di perdere la pazienza, e di levargli il rispetto. In certi momenti, pareva proprio quello dell’altra volta; proprio quella mutria, quelle ragioni: son sicuro che, se la durava ancora un poco, mi tornava in campo con qualche parola in latino.