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CAPITOLO XXIV. 453

appuntellarsi con la mano all’arcione; e non osava però pregare che s’andasse più adagio, e dall’altra parte avrebbe voluto esser fuori di quel paese più presto che fosse possibile. Oltre di ciò, dove la strada era sur un rialto, sur un ciglione, la mula, secondo l’uso de’ pari suoi, pareva che facesse per dispetto a tener sempre dalla parte di fuori, e a metter proprio le zampe sull’orlo; e don Abbondio vedeva sotto di sè, quasi a perpendicolo, un salto, o come pensava lui, un precipizio. — Anche tu, — diceva tra sè alla bestia, — hai quel maledetto gusto d’andare a cercare i pericoli, quando c’è tanto sentiero! —



E tirava la briglia dall’altra parte; ma inutilmente. Sicchè, al solito, rodendosi di stizza e di paura, si lasciava condurre a piacere altrui. I bravi non gli facevan più tanto spavento, ora che sapeva più di certo come la pensava il padrone. — Ma, — rifletteva però, — se la