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CAPITOLO XXIV.
ia s’era risentita da poco tempo; e di quel tempo una parte aveva penato a svegliarsi affatto, a separar le torbide visioni del sonno dalle memorie e dall’immagini di quella realtà troppo somigliante a una funesta visione d’infermo. La vecchia le si era subito avvicinata, e, con quella voce forzatamente umile, le aveva detto: “ ah! avete dormito? Avreste potuto dormire in letto: ve l’ho pur detto tante volte ier sera. ” E non ricevendo risposta, aveva continuato, sempre con un tono di supplicazione stizzosa: “ mangiate una volta: abbiate giudizio. Uh come siete brutta! Avete bisogno di mangiare. E poi se, quando torna, la piglia con me? ”
“ No, no; voglio andar via, voglio andar da mia madre. Il padrone me l’ha promesso, ha detto: domattina. Dov’è il padrone? ”
“ È uscito; m’ha detto che tornerà presto, e che farà tutto quel che volete. ”
“ Ha detto così? ha detto così? Ebbene; io voglio andar da mia madre; subito, subito. ”