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CAPITOLO XVIII. | 359 |
“ Dirò il vero anche in questo, ” proseguiva Attilio. “ Da una parte, sapendo quante brighe, quante cose ha per la testa il signore zio... ” (questo, soffiando, vi mise la mano, come per significare la gran fatica ch’era a farcele star tutte) “ s’è fatto scrupolo di darle una briga di più. E poi, dirò tutto: da quello che ho potuto capire, è così irritato, così fuor de’ gangheri, così stucco delle villanie di quel frate, che ha più voglia di farsi giustizia da sè, in qualche maniera sommaria, che d’ottenerla in una maniera regolare, dalla prudenza e dal braccio del signore zio. Io ho cercato di smorzare; ma vedendo che la cosa andava per le brutte, ho creduto che fosse mio dovere d’avvertir di tutto il signore zio, che alla fine è il capo e la colonna della casa... ”
“ Avresti fatto meglio a parlare un poco prima. ”
“ È vero; ma io andavo sperando che la cosa svanirebbe da sè, o che il frate tornerebbe finalmente in cervello, o che se n’anderebbe da quel convento, come accade di questi frati, che ora sono qua, ora sono là; e allora tutto sarebbe finito. Ma... ”
“ Ora toccherà a me a raccomodarla. ”
“ Così ho pensato anch’io. Ho detto tra me: il signore zio, con la sua avvedutezza, con la sua autorità, saprà lui prevenire uno scandolo, e insieme salvar l’onore di Rodrigo, che è poi anche il suo. Questo frate, dicevo io, l’ha sempre col cordone di san Francesco; ma per adoprarlo a proposito, il cordone di san Francesco, non è necessario d’averlo intorno alla pancia. Il signore zio ha cento mezzi ch’io non conosco: so che il padre provinciale ha, com’è giusto, una gran deferenza per lui; e se il signore zio crede che in questo caso il miglior ripiego sia di far cambiar aria al frate, lui con due parole... ”
“ Lasci il pensiero a chi tocca, vossignoria, ” disse un po’ ruvidamente il conte zio.
“ Ah è vero! ” esclamò Attilio, con una tentennatina di testa, e con un sogghigno di compassione per sè stesso. “ Son io l’uomo da dar pareri al signore zio! Ma è la passione che ho della riputazione del casato che mi fa parlare. E ho anche paura d’aver fatto un altro male, - soggiunse con un’aria pensierosa: - ho paura d’aver fatto torto a Rodrigo nel concetto del signore zio. Non mi darei pace, se fossi cagione di farle pensare che Rodrigo non abbia tutta quella fede in lei, tutta quella sommissione che deve avere. Creda, signore zio, che in questo caso è proprio... ”