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CAPITOLO XV. 291

quello stato, sian più soggetti del solito a cambiar di parere, volle approfittare di quel lucido intervallo, per fare un altro tentativo. “ Figliuolo caro, ” disse, con una voce e con un fare tutto gentile: “ non l’ho fatto per seccarvi, nè per sapere i fatti vostri. Cosa volete? è legge: anche noi bisogna ubbidire; altrimenti siamo i primi a portarne la pena. È meglio contentarli, e... Di che si tratta finalmente? Gran cosa! dir due parole. Non per loro, ma per fare un piacere a me: via; qui tra noi, a quattr’occhi, facciam le nostre cose; ditemi il vostro nome, e... e poi andate a letto col cuor quieto. ” “ Ah birbone! ” esclamò Renzo: “ mariolo! tu mi torni ancora in campo con quell’infamità del nome, cognome e negozio! ”

“ Sta’ zitto, buffone; va’ a letto, ” diceva l’oste.

Ma Renzo continuava più forte: “ ho inteso: sei della lega anche tu. Aspetta, aspetta, che t’accomodo io. ” E voltando la testa verso la scaletta, cominciava a urlare più forte ancora: “ amici! l’oste è della... ”

“ Ho detto per celia, ” gridò questo sul viso di Renzo, spingendolo verso il letto: “ per celia; non hai inteso che ho detto per celia? ”

“ Ah! per celia: ora parli bene. Quando hai detto per celia... Son proprio celie. ” E cadde bocconi sul letto.

“ Animo; spogliatevi; presto, ” disse l’oste, e al consiglio aggiunse l’aiuto; che ce n’era bisogno. Quando Renzo si fu levato il farsetto (e ce ne volle), l’oste l’agguantò subito, e corse con le mani alle tasche, per vedere se c’era il morto. Lo trovò: e pensando che, il giorno dopo, il suo ospite avrebbe avuto a fare i conti con tutt’altri che con lui, e che quel morto sarebbe probabilmente caduto in mani di dove un oste non avrebbe potuto farlo uscire; volle provarsi se almeno gli riusciva di concluder quest’altro affare.

“ Voi siete un buon figliuolo, un galantuomo; n’è vero? ” disse.

“ Buon figliuolo, galantuomo, ” rispose Renzo, facendo tuttavia litigar le dita co’ bottoni de’ panni che non s’era ancor potuto levare.

“ Bene, ” replicò l’oste: “ saldate ora dunque quel poco conticino, perchè domani io devo uscire per certi miei affari... ”

“ Quest’è giusto, ” disse Renzo. “ Son furbo, ma galantuomo... Ma i danari? Andare a cercare i danari ora! ”

“ Eccoli qui, ” disse l’oste: e, mettendo in opera tutta la sua pratica, tutta la sua pazienza, tutta la sua destrezza, gli riuscì di fare il conto con Renzo, e di pagarsi.