Pagina:I promessi sposi (1840).djvu/151


CAPITOLO VIII. 145

sopra Lucia, la quale, affatto smarrita, non tentava neppure di svolgersi, e poteva parere una statua abbozzata in creta, sulla quale l’artefice ha gettato un umido panno. Cessata ogni luce, don Abbondio lasciò la poveretta, e andò cercando a tastoni l’uscio che metteva a una stanza più interna; lo trovò, entrò in quella, si chiuse dentro, gridando tuttavia: “ Perpetua! tradimento! aiuto! fuori di questa casa! fuori di questa casa! ” Nell’altra stanza, tutto era confusione: Renzo, cercando di fermare il curato, e remando con le mani, come se facesse a mosca cieca, era arrivato all’uscio, e picchiava, gridando: “ apra, apra; non faccia schiamazzo. ” Lucia chiamava Renzo, con voce fioca, e diceva, pregando: “ andiamo, andiamo, per l’amor di Dio. ” Tonio, carpone, andava spazzando con le mani il pavimento, per veder di raccapezzare la sua ricevuta. Gervaso, spiritato, gridava e saltellava, cercando l’uscio di scala, per uscire a salvamento.



In mezzo a questo serra serra, non possiam lasciar di fermarci un