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138 I PROMESSI SPOSI

arrivaron vicino a quella casa, e lì si divisero. I due promessi rimaser nascosti dietro l’angolo di essa; Agnese con loro, ma un po’ più innanzi, per accorrere in tempo a fermar Perpetua, e a impadronirsene; Tonio, con lo scempiato di Gervaso, che non sapeva far nulla da sè, e senza il quale non si poteva far nulla, s’affacciaron bravamente alla porta, e picchiarono.

“ Chi è, a quest’ora? ” gridò una voce dalla finestra, che s’aprì in quel momento: era la voce di Perpetua. “ Ammalati non ce n’è, ch’io sappia. È forse accaduta qualche disgrazia? ”

“ Son io, ” rispose Tonio, “ con mio fratello, che abbiam bisogno di parlare al signor curato. ” “ È ora da cristiani questa? ” disse bruscamente Perpetua. “ Che discrezione? Tornate domani. ”

“ Sentite: tornerò o non tornerò: ho riscosso non so che danari, e venivo a saldar quel debituccio che sapete: aveva qui venticinque belle berlinghe nuove; ma se non si può, pazienza: questi, so come spenderli, e tornerò quando n’abbia messi insieme degli altri. ”

“ Aspettate, aspettate: vo e torno. Ma perchè venire a quest’ora? ”

“ Gli ho ricevuti, anch’io, poco fa; e ho pensato, come vi dico, che, se li tengo a dormir con me, non so di che parere sarò domattina. Però, se l’ora non vi piace, non so che dire: per me, son qui; e se non mi volete, me ne vo. ”

“ No, no, aspettate un momento: torno con la risposta. ” Così dicendo, richiuse la finestra. A questo punto, Agnese si staccò dai promessi, e, detto sottovoce a Lucia: “ coraggio; è un momento; è come farsi cavar un dente,” si riunì ai due fratelli, davanti all’uscio; e si mise a ciarlare con Tonio, in maniera che Perpetua, venendo ad aprire, dovesse credere che si fosse abbattuta lì a caso, e che Tonio l’avesse trattenuta un momento.