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134 I PROMESSI SPOSI


“ Buona gente qui del paese, ” rispose l’oste, scodellando le polpette nel piatto.



“ Va bene; ma come si chiamano? chi sono? ” insistette colui, con voce alquanto sgarbata.

“ Uno si chiama Renzo, ” rispose l’oste, pur sottovoce: “ un buon giovine, assestato; filatore di seta, che sa bene il suo mestiere. L’altro è un contadino che ha nome Tonio: buon camerata, allegro: peccato che n’abbia pochi; che gli spenderebbe tutti qui. L’altro è un sempliciotto, che mangia però volentieri, quando gliene danno. Con permesso. ”

E, con uno sgambetto, uscì tra il fornello e l’interrogante; e andò a portare il piatto a chi si doveva. “ Come potete sapere, ” riattaccò Renzo, quando lo vide ricomparire, “ che siano galantuomini, se non li conoscete? ”

“ Le azioni, caro mio: l’uomo si conosce all’azioni. Quelli che bevono il vino senza criticarlo, che pagano il conto senza tirare, che non metton su lite con gli altri avventori, e se hanno una coltellata da consegnare a uno, lo vanno ad aspettar fuori, e lontano dall’osteria, tanto che il povero oste non ne vada di mezzo, quelli sono i ga-