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con quelle sue strade coperte, con que’ suoi fili tesi per tutto. Quel pover’uomo del cardinale di Riciliù tenta di qua, fiuta di là, suda, s’ingegna: e poi? quando gli è riuscito di scavare una mina, trova la contrammina già bell’e fatta dal conte duca....”



Sa il cielo quando il podestà avrebbe preso terra; ma don Rodrigo, stimolato anche da’ versacci che faceva il cugino, si voltò all’improvviso, come se gli venisse un’ispirazione, a un servitore, e gli accennò che portasse un certo fiasco. “Signor podestà, e signori miei!” disse poi: “un brindisi al conte duca; e mi sapranno dire se il vino sia degno del personaggio.” Il podestà rispose con un inchino, nel quale traspariva un sentimento di riconoscenza particolare; perchè tutto ciò che si faceva o si diceva in onore del conte duca, lo riteneva in parte come fatto a sè.

“Viva mill’anni don Gasparo Guzman, conte d’Olivares, duca di san Lucar, gran privato del re don Filippo il grande, nostro signore!” esclamò, alzando il bicchiere.

Privato, chi non lo sapesse, era il termine in uso, a que’ tempi, per significare il favorito d’un principe.