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robusta; gli aveva divisi in coppie, e ad ognuna assegnato una terza parte della città da percorrere, con dietro facchini carichi di varii cibi, di altri più sottili e più pronti ristorativi e di vestimenti. Ogni mattina, le tre coppie si mettevano per le vie da diverse bande, si accostavano a quei che incontrassero abbandonati per terra, e davano a ciascuno quell’aiuto di che fosse capace. Taluno già agonizzante e non più atto a ricevere alimento, riceveva gli ultimi soccorsi e le consolazioni della religione. A cui il cibo potesse ancora esser rimedio dispensavano minestre, uova, pane, vino; ad altri estenuati da più antico digiuno porgevano consumati, stillati, vino più generoso, riavendoli prima, se facesse bisogno, con cordiali e con aceto potente. Insieme, scompartivano vestimenti alle nudità più sconce e più dolorose.

Nè qui finiva la loro assistenza: il buon pastore aveva voluto che, almeno dov’ella poteva arrivare, recasse un sollievo efficace e non momentaneo. I poveretti, a cui quel primo ristoro avesse rendute forze bastanti per reggersi e per camminare, venivano dai ministri medesimi, sovvenuti di qualche danaro, affinchè il bisogno rinascente e la mancanza d’altro soccorso non li ritornasse ben tosto