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do per misericordia. Domati dalla fame, non gareggiando cogli altri che di supplicazioni, ristretti nella persona, si strascinavano per la città che avevano tanto tempo passeggiata a capo alto, con piglio sospettoso e feroce, rivestiti di assise sfoggiate e bizzarre, guerniti di ricche armi, piumati, acconci, profumati; e tendevano umilmente la mano, che tante volte avevan levata insolente a minacciare, o traditrice a ferire.
Ma il più spesso, il più lurido, il più sformato brulicame era de’ contadini, scompagnati, a coppie, a famiglie intere; mariti, mogli, con bambini tra le braccia o affardellati in su le spalle, con ragazzi tratti per mano, con vecchi dietro. Alcuni che, invase e spogliate le case loro dalla soldatesca, stanziata o di passaggio, ne erano fuggiti disperatamente; e fra questi ve ne aveva che mostravano, a maggiore incitamento di compassione, e come per distinzione di miseria, i lividi e gli sfregi dei colpi toccati, difendendo quelle loro poche ultime scorte, o scappando pure, da una sfrenatezza cieca e brutale. Altri, andati esenti da quel flagello particolare, ma cacciati da quei due da cui nessun angolo era stato immune, la sterilità e le gravezze più esorbitanti che mai, per soddisfare a ciò che si