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una introduzione sufficiente di derrate estere, alla quale ostavano l’insufficienza dei mezzi publici e privati, la penuria dei paesi circonvicini, la scarsezza, la lentezza e i vincoli del commercio, e le leggi stesse tendenti a produrre e mantenere un buon mercato violento, quando, dico, la cagione vera della carestia, o per dir meglio, la carestia stessa operava senza ritegno e con tutta la sua forza. Ed ecco la copia di quel ritratto doloroso.

A ogni passo, botteghe chiuse; le fabbriche in gran parte deserte; le vie, un indicibile spettacolo, un corso incessante di miserie, un soggiorno perpetuo di dolori. I mendichi di antica professione, diventati ora il minor numero, confusi e perduti in una nuova moltitudine, ridotti a contender l’elemosina con quelli talvolta da cui in altri giorni l’avevano ricevuta. Garzoni e fattori mandati via da bottegai e da mercanti che, scemato o mancato affatto il guadagno giornaliero, vivevano stentatamente degli avanzi e del capitale; bottegai e mercanti stessi, per cui il cessar delle faccende era stato fallimento e rovina; operai d’ogni manifattura, e d’ogni arte, delle più comuni come delle più raffinate, delle più bisognevoli come delle più voluttuarie, vaganti di porta in porta, di via in via, appoggiati