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una bella immaginazione; e certo, se tutte quelle che venivan fuori in quel tempo sortivano effetto, il ducato di Milano doveva avere almen tanta gente in mare quanto ne possa avere ora la gran Bretagna.

Ad ogni modo, ordinando ai fornai di far tanto pane, bisognava anche dar qualche ordine, perchè la materia del pane non mancasse loro. S’era trovato (come sempre nei tempi di carestia rinasce uno studio di ridurre in pane materie alimentose solite a consumarsi sotto altra forma) s’era, dico, trovato di far entrare il riso nel composto del pane detto di mistura. Ai 23 di novembre, grida che sequestra, agli ordini del vicario e dei dodici di provisione la metà del riso vestito (risone lo dicevano qui e lo dicono tuttavia) che ognuno possegga; pena, a chiunque ne disponga, senza la permissione di quei signori, la perdita della derrata, e una multa di tre scudi per moggio. È, come ognun vede, la più onesta.

Ma questo riso bisognava pagarlo, e un prezzo troppo sproporzionato da quello del pane. Il carico di supplire all’enorme disguaglio era stato imposto alla città; ma il Consiglio dei decurioni, che lo aveva assunto per essa, deliberò, lo stesso giorno 23 novembre, di rimo-