Pagina:I promessi sposi (1825) III.djvu/68

64

va molte materie. Da prima, oltre un racconto della fuga, più conciso d’assai, ma anche più malcomposto di quello che abbiam dato noi, un ragguaglio delle circostanze attuali di lui; dal quale, tanto Agnese quanto il suo turcimanno furono ben lontani di ricavare un concetto lucido e intero: avviso segreto, cangiamento di nome, essere sicuro, ma dovere star nascosto; cose per sè non troppo famigliari ai loro intelletti, e nella lettera, dette anche un po’ in cifra. V’era poi delle dimande affannose, appassionate, sui casi di Lucia, con dei cenni scuri e dolenti, intorno alle voci che n’erano venute fino a Renzo. V’erano finalmente speranze incerte, e lontane, disegni lanciati nell’avvenire, e intanto. promesse e preghiere di mantener la fede data, di non perdere la pazienza nè il coraggio, di aspettar tempo.

Passato un po’ di questo, Agnese trovò un mezzo fidato di far pervenire alle mani di Renzo una risposta, coi cinquanta scudi, assegnatigli da Lucia. Al veder tant’oro, egli non sapeva che si pensare; e, coll’animo agitato da una maraviglia e da una sospensione che non davan luogo a compiacenza, corse in cerca del segretario, per farsi interpretar la lettera, e aver la chiave d’un così strano mistero.