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retta ad Agnese in una sopraccarta coll’indirizzo al padre Cristoforo, e con due righe anche per lui. Lo scrivano prese anche l’assunto di far ricapitare il plico; lo consegnò ad uno che doveva passare non lontano da Pescarenico; questi lo lasciò, con molte raccomandazioni, in un albergo della via, al punto il più vicino; trattandosi che il plico era indirizzato ad un convento, vi pervenne; ma che ne avvenisse di poi non s’è mai saputo. Renzo, non vedendo comparir risposta, fece stendere un’altra lettera, a un dipresso come la prima, e acchiuderla in un’altra ad un suo conoscente di Lecco, o parente che fosse. Si cercò un altro portatore, si trovò; questa volta la lettera arrivò a cui era indiritta. Agnese trottò a Maggianico, se la fe’ leggere e spiegare da quell’Alessio suo cugino: concertò con lui una risposta, ch’egli mise in iscritto; si trovò mezzo d’inviarla ad Antonio Rivolta nel luogo del suo domicilio: tutto questo però non così speditamente come noi lo raccontiamo. Renzo ebbe la risposta, e col tempo mandò la replica. In somma, si avviò fra le due parti un carteggio, nè rapido nè regolare, ma pure, a balzi e ad intervalli, continuato.

Ma, per avere un’idea di quel carteggio, bisogna sapere un po’ come andassero allora tali co-