Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
57 |
Così i due alleati alle offese poterono, tanto più sicuramente, cominciar l’impresa concertata. Carlo Emanuele eia entrato, dalla sua parte, nel Monferrato; don Gonzalo aveva posto, di gran voglia, l’assedio a Casale; ma non vi trovava tutta quella soddisfazione che se n’era promessa: che non credeste che nella guerra sia tutto rose. La corte non lo serviva, a gran pezza, di tutti i mezzi ch’egli chiedeva; l’alleato lo serviva troppo: voglio dire che, dopo aver presa la sua porzione, ne andava prendendo di quella assegnata al re di Spagna. Di che don Gonzalo arrovellava quanto si possa dire; ma temendo, se faceva appena un po’ di romore, che quel duca, così attivo ne’ maneggi e mobile ne’ trattati, come prode nell’armi, si volgesse alla Francia, doveva chiuder l’occhio, rodere il freno e far buon viso. L’assedio poi andava male, in lungo, talvolta all’indietro, e pel contegno saldo, avvertito, risoluto degli assediati, e per aver lui poca gente, e, al dire di qualche storico, pei molti spropositi che faceva. Su di che noi lasciamo la verità a suo luogo, disposti anche, quando la cosa fosse realmente così, a trovarla una bellissima cosa, se fu cagione, che in quella impresa sieno restati morti, smozzicati, storpiati qualche uomini di meno,