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mano del cielo, e dove facevan buona figura due tali personaggi? L’uno, in cui un amore della giustizia tanto animoso andava unito a tanta autorità, l’altro, con cui pareva che la prepotenza in persona si fosse umiliata, che la braveria fosse venuta, per così dire, a render l’armi e a dimettersi. A tai paragoni, il signor don Rodrigo diveniva un po’ picciolo. Allora si capiva da tutti che cosa fosse tormentar l’innocenza per poterla disonorare, perseguitarla con una insistenza così impudente, con sì atroce violenza, con sì abominevoli insidie. Si faceva, a quella occasione, una rivista di tante altre prodezze di quel signore; e su di tutto, la dicevano come la sentivano, imbaldanziti ognuno dal trovarsi d’accordo con tutti. Era un susurro, un fremito generale; alla larga però, per ragione di tutti quei bravi ch’egli aveva d’intorno.

Una buona parte di questa animavversione publica toccava ancora ai suoi amici e cortigiani. Si diceva quel che stava bene del signor podestà, sempre sordo e cieco e muto sui fatti di quel tiranno; ma questo pure si diceva dalla lunga; perchè il podestà aveva i birri. Col dottor Azzecca- garbugli, che non aveva se non chiacchiere e cabale, e con altri cortigianelli pari suoi, non si usava tanto