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dova, aveva fatto un gran risentimento col signor residente di Venezia in Milano, perchè un brigante, un ladrone publico, un promotore di saccheggio e di ammazzamento, il famigerato Lorenzo Tramaglino, che, nelle mani stesse della giustizia, aveva eccitato sommossa, per iscampare a forza, fosse accolto e ricettato nel territorio bergamasco. Il residente avea risposto che non sapeva niente; scriverebbe a Venezia, per poter dare a sua eccellenza quella spiegazione che fosse del caso.
A Venezia si aveva per massima di secondare e di coltivare l’inclinazione degli operai di seta milanesi a traspiantarsi nel territorio bergamasco, e quindi di far che vi trovassero molti vantaggi e, sopra tutto, quello senza di cui ogni altro è nulla, la sicurezza. Siccome però, fra due grossi litiganti, qualche cosa, per poco che sia, bisogna sempre che il terzo goda; così Bortolo fu avvisato in confidenza, non si sa da chi, che Renzo non istava bene in quel paese, e che farebbe saviamente a mettersi in qualche altra fabbrica, mutando anche nome, per qualche tempo. Bortolo intese il latino, non istette ad obiettare, spiegò la cosa al cugino, lo tolse con sè in un calessetto, lo condusse ad un altro nuovo filatoio, discosto da quello forse quin-