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vito, e aiutò anzi a servire. A nessuno verrà, spero, in testa di dire che sarebbe stato cosa più semplice fare addirittura una tavola sola. Ve l’ho dato per un brav’uomo, ma non per un originale, come ora si direbbe; v’ho detto ch’era umile, non già che fosse un portento d’umiltà. Ne aveva abbastanza per mettersi al di sotto di quella buona gente, ma non per istar loro in pari.

Dopo i due pranzi, fu steso il contratto per mano d’un dottore, il quale non fu l’Azzecca-garbugli. Questi, voglio dire la sua spoglia, era ed è tuttavia a Canterelli. E per chi non è di quelle parti, capisco anch’io che qui ci vuole una spiegazione.

Al di sopra di Lecco forse un mezzo miglio, e quasi in sul fianco dell’altro paese chiamato Castello, è un sito detto Canterelli, dove s’incrocicchiano due strade; e all’un canto del crocicchio, si vede un rialto, come un poggetto artificiale, con una croce in cima; il quale non è altro che un gran mucchio di morti in quel contagio. La tradizione, per verità, dice semplicemente i morti del contagio; ma debb’esser quello senz’altro, che fu l’ultimo e il più micidiale di cui resti memoria. E sapete che le tradizioni, chi non le aiuta, per sè dicon sempre troppo poco.