Pagina:I promessi sposi (1825) III.djvu/386

380

parte del tempo fu spesa in allestire il corredo di Lucia, al quale, dopo aver fatto qualche cerimonie, dovette lavorare ella stessa; e che, terminata la quarantena, la vedova lasciò in consegna il fondaco e la casa a quel suo fratello commissario; e si fecero i preparamenti pel viaggio. Potremmo anche soggiugner subito: partirono, giunsero, e quel che segue; ma, con tutta la buona voglia di accomodarci a codesta fretta del lettore, c’è tre cose appartenenti a quel tratto di tempo, che non vorremmo passare sotto silenzio; e, per due almeno, crediamo che il lettore stesso dirà che avremmo avuto il torto.

La prima, che, quando Lucia tornò a parlare alla vedova delle sue avventure, più in particolare e più ordinatamente che non avesse potuto in quella agitazione della prima confidenza, e fece menzione più espressa della signora che l’aveva ricoverata nel monastero di Monza, venne a sapere di costei cose che, dandole la chiave di molti misteri, le riempirono l’animo d’una dolorosa e paurosa maraviglia. Seppe dalla vedova che la sciaurata, caduta in sospetto di atrocissimi fatti, era stata per ordine del cardinale trasportata in un monastero di Milano; che quivi, dopo molto infuriare e sbattersi, s’era ravveduta, s’era