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fu che si andrebbe a far casa tutti insieme su quel di Bergamo, nel paese dove Renzo aveva già un buon avviamento: quanto al tempo non si poteva decider nulla, perchè dipendeva dalla peste e da altre circostanze: appena finito il pericolo Agnese tornerebbe a casa, ad aspettarvi Lucia, o Lucia ve l’aspetterebbe: intanto Renzo farebbe spesso qualche altra corsa a Pasturo, a veder la sua mamma, e a tenerla informata di quel che potesse occorrere.

Prima di partire, offerse anche a lei danari, dicendo: “gli ho qui tutti, vedete, quei tali: avevo fatto voto anch’io di non toccarli, fin che la cosa non fosse schiarita. Adesso mo, se ne avete bisogno, portate qui una scodelletta d’acqua e aceto; vi getto dentro i cinquanta scudi begli e lampanti.”

“No, no,” disse Agnese: “ne ho ancora più del bisogno per me: i vostri, teneteli saldi, che saran buoni per piantar la casa.”

Renzo se ne tornò con questa consolazione di più dell’aver trovata sana e salva una persona tanto cara. Stette il rimanente di quel giorno e la notte, in casa dell’amico; il domani, in via di nuovo, ma da un’altra banda, verso il paese adottivo.