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E senz’altro, si posero in cammino.

Il tempo s’era andato sempre più rabbruscando, e annunziava ormai certa e poco lontana la burrasca. Spessi lampi rompevano l’oscurità cresciuta, e lumeggiavano d’un folgore istantaneo i lunghissimi tetti e gli archi de’ portici, la cupola del tempio, i bassi comignoli delle capanne; e i tuoni scoppiati con istrepito repentino, scorrevano romoreggiando dall’una all’altra regione del cielo. Andava innanzi il giovane, attento alla via, e coll’animo pieno d’inquieta aspettazione, rallentando a forza il passo, per misurarlo alle forze del suo seguace; il quale, stanco dalle fatiche, aggravato dal male, oppresso dall’afa, camminava faticosamente, levando tratto tratto al cielo la faccia smunta, come per cercare un più libero respiro.

Renzo, giunto che fu a vista della capannuccia si fermò, si volse, disse con voce tremante: “la è qui.”

Entrano... “Eccoli!” grida la donna del lettuccio. Lucia si volge, si leva precipitosamente, va incontro al vecchio, gridando: “oh chi vedo! O padre Cristoforo!”

“Ebbene, Lucia! da quante angustie v’ha liberata il Signore! Dovete esser ben contenta d’aver sempre sperato in Lui.”

Oh sì! Ma lei, padre? Povera me, come è cambiato! Come sta? dica: come sta?