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vostri peccati, raddolcirà anche i vostri dolori.”
Qui un sordo mormorio di gemiti e di singulti che andava crescendo nell’adunanza, fu sospeso a un tratto, al vedere il predicatore porsi una corda al collo, e cadere ginocchioni; e in gran silenzio si stava aspettando quel ch’egli fosse per dire.
“Per me,” diss’egli, “e per tutti i miei compagni, che, fuor d’ogni nostro merito, siamo stati trascelti all’alto privilegio di servir Cristo in voi; io vi domando umilmente perdono se non abbiamo degnamente adempiuto un sì grande ministero. Se la pigrizia, se l’indocilità della carne ci ha renduti meno attenti alle vostre necessità, men pronti alle vostre chiamate; se una giusta impazienza, se un colpevole rincrescimento ci ha fatto talvolta mostrarvi un volto annoiato e severo; se talvolta il miserabile pensiero che voi aveste bisogno di noi, ci ha portati a non trattarvi con tutta quella umiltà che si conveniva, se la nostra fragilità ci ha fatti trascorrere a qualche azione, che vi sia stata di scandalo; perdonateci! Così Dio rimetta a voi ogni vostro debito, e vi benedica.” E, fatto sull’udienza un gran segno di croce, si levò.