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co delle dita, livide tutte, e in sulla punta nere.

“Tu vedi!” disse il frate, con voce bassa e solenne. “Può esser castigo, può esser misericordia. Qual sentimento tu proverai ora per quest’ uomo, che, sì! ti ha offeso, tal sentimento il Dio, che tu pure hai offeso, avrà per te in quel giorno. Benedicilo, e sei benedetto. Da quattro dì egli è qui, come tu lo vedi, senza dare indizio di sentimento. Forse il Signore è pronto a concedergli un’ora di ravvedimento; ma voleva esserne pregato da te: forse vuole che tu ne lo preghi con quella innocente; forse riserba la grazia alla tua sola preghiera, alla preghiera d’un cuore afflitto e rassegnato. Forse la salvezza di quest’uomo e la tua dipende ora da te, da un tuo sentimento di perdono, di compassione... d’amore!” Tacque; e, giunte le mani, chinò il volto sovr’esse, come a pregare: Renzo fece il simigliante.

Erano da pochi momenti in quella positura, quando intonò il terzo tocco della squilla. Si mossero entrambi, come di concerto; ed uscirono. Nè l’uno fece domande, ne l’altro proteste: i loro volti parlavano.

“Va adesso,” ripigliò il frate, “va pre-