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occhi in faccia a Renzo, con un tal misto di gravità e di tenerezza; e lo tirò dentro.
La prima cosa che appariva all’entrarvi era un infermo seduto in sulla paglia nel fondo; un infermo però non aggravato, e che anzi poteva parer vicino alla convalescenza; il quale, visto il padre, dimenò il capo, come accennando di no: il padre abbassò il suo, con un atto di tristezza e di rassegnazione. Renzo intanto, girando con una curiosità inquieta lo sguardo su gli altri oggetti, vide tre o quattro infermi, ne distinse uno dall’un de’ lati, sur una coltrice, ravvolto in un lenzuolo, con una cappa signorile indosso, a guisa di coltre: lo fissò, riconobbe don Rodrigo; e dava addietro: ma il frate, facendogli di nuovo sentir fortemente la mano con cui lo teneva, lo trasse appiè del giaciglio, e, stesavi sopra l’altra mano, segnava col dito l’uomo che v’era prosteso. Stava l’infelice immoto; spalancati gli occhi, ma senza sguardo; smorta la faccia e sparsa di macchie nere; nere ed enfiate le labbra: l’avreste detta la faccia d’un cadavere, se una contrazione violenta non vi avesse rivelata una vita tenace. Il petto si sollevava di quando in quando, per un andito affannoso; la destra, fuor della cappa, lo premeva vicino al cuore con uno strignere adun-