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spetto, ripetè e seguì: “se non la trovo, farò di trovare qualchedun altro. O in Milano, o nel suo scelerato palazzo, o in capo del mondo, o a casa del diavolo, lo troverò quel furfante che ci ha separati; quel birbone che, se non fosse stato egli, Lucia sarebbe mia, da venti mesi; e se eravamo destinati a morire, almeno saremmo morti insieme. Se c’è ancora colui, lo troverò....”
“Renzo!” disse il frate, afferrandolo per un braccio, e guardandolo ancor più severamente.
“E se lo trovo,” continuò quegli, cieco affatto della collera, “se la peste non ha già fatto una giustizia.... Non è più il tempo che un poltrone, co’ suoi bravi attorno, possa metter la gente alla disperazione, e ridersene: è venuto un tempo che gli uomini s’incontrino viso a viso: e..... la farò io la giustizia!”
“Sciaurato!” gridò il padre Cristoforo, con una voce che aveva ripigliata tutta l’antica pienezza e sonorità: “sciaurato!” e il suo capo gravato sul petto s’era sollevato, le guance si coloravano dell’antica vita e il fuoco degli occhi aveva non so che di terribile. “Guarda, sciaurato!” E mentre con una mano stringeva e scoteva forte il braccio di Ren-