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di lì s’andava dritto al lazzeretto; e questo trovarsi in sulla strada giusta, senza suo studio, senza indirizzo, lo ebbe per un tratto speciale della Providenza, e per buon augurio del rimanente. In quella, veniva incontro ai carri un commissario, gridando ai monatti di fermarsi, e non so che altro: basta che si fe’ alto, e la musica si cangiò in un diverbio clamoroso. Uno dei monatti che stavano sul carro di Renzo, ne era saltato giù: Renzo disse all’altro: “vi ringrazio della vostra carità: Dio ve ne renda merito:” e giù dall’altra sponda.
“Va, va, povero untorello,” rispose colui: “non sarai tu quello che spianti Milano.”
Per buona sorte non v’era chi potesse intendere. Il convoglio era fermato sulla sinistra del corso: Relizo si porta in fretta dall’altra parte; e, rasentando il muro, trotta innanzi verso il ponte; lo passa, segue la nota via del borgo, riconosce il convento dei cappuccini, è presso alla porta, vede spuntar l’angolo del lazzeretto, varca il cancello; e gli si spiega dinanzi la scena esteriore di quel recinto: un indizio appena e una mostra, e già una vasta, diversa, inenarrabile scena.
Lungo i due lati che si presentano a chi riguardi da quel punto, era tutto un bulicame;