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a coloro, poteva essere a lui di salute; pensò che non era tempo da far lo schifo; rinfoderò il coltellaccio, si trasse da canto, ripigliò la corsa inverso i carri, passò il primo, avvisò nel secondo un buono spazio sgombro. Toglie la mira, spicca, un salto; è su, piantato sul destro piede, col sinistro in aria, e colle braccia alzate.
“Bravo! bravo!” sclamarono ad una voce i monatti, alcuni de’ quali seguivano il convoglio a piedi, altri eran seduti sui carri, altri, per dire la orribile cosa com’ella era, sedevan sui cadaveri, trincando d’un gran fiascone che andava in giro. “Bravo! bel colpo!”
“Sei venuto a metterti sotto la protezione dei monatti: fa conto d’essere in chiesa,” gli disse un di due che stavano sul carro dov’egli s’era gittato.
I nemici, all’appressar del treno, avevano, i più, volte le spalle, e se ne tornavano gridando pure, “dagli! dagli! l’untore!” Un qualcheduno si ritraeva più lentamente, sostando tratto tratto, e volgendosi con un digrignar di denti e con gesti di minaccia a Renzo; il quale, dal carro, rispondeva loro dibattendo le pugna in aria.
“Lascia fare a me,” gli disse un monatto; e strappato di dosso a un cadavere un