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traforate e ripiene di spugne imbevute d’aceti medicati; e le andavano tratto tratto appressando al naso, o ve le tenevano di continuo. Portavano alcuni appesa al collo una boccetta con entro un po’ d’argento vivo, persuasi che quello avesse virtù di assorbire e di ritenere ogni effluvio pestilenziale; e avevan poi cura di rinnovarlo di tempo in tempo. I gentiluomini, non solo percorrevan le vie senza l’usato corteggio, ma si vedevano con una sporta ad un braccio andar provedendo le cose necessarie al vitto. Gli amici, quando pur due si scontrassero viventi per via, si salutavano da lontano, con cenni taciti e frettolosi. Ognuno, in camminando, aveva da fare assai a scansare i sozzi e mortiferi inciampi di che il suolo era sparso e dove anche affatto ingombro: ognuno cercava di tenere il mezzo della via, per timore d’altro fastidio, o d’altro più funesto peso che potesse venir giù dalle finestre; per timore delle polveri venefiche che si diceva esser sovente fatte cader da quelle sui passeggieri; per timore delle pareti, che potevano esser unte. Così l’ignoranza, sicura e cauta a contrattempo, aggiugneva ora angustie alle angustie, e dava falsi terrori in compenso dei ragionevoli e salutari che aveva tolti da principio.