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un apparitore; e dietro a lui, due cavalli, che, allungando il collo e pontando le zampe, venivano innanzi a fatica; e strascinato da quelli un carro di morti, e dopo quello un altro, e poi un altro e un altro: e di qua e di là, monatti alle coste de’ cavalli, affrettandoli, a sferzate, a punte, a bestemmie. Erano quei cadaveri ignudi la più parte, quali mal ravvolti in lenzuola cenciose, ammonticati, intrecciati insieme, quasi un viluppo di bisce che lentamente si svolgano al tepore della primavera; chè, ad ogni intoppo, ad ogni scossa, si vedevan quei mucchi funesti tremolare e scompaginarsi bruttamente, e spenzolarsi teste, e chiome verginali arrovesciarsi, e braccia svincolarsi e battere in sulle ruote, mostrando all’occhio già inorridito come un tale spettacolo poteva divenire ancor più miserabile e disonesto.
Il giovane s’era rattenuto all’angolo della piazza, accanto alla sbarra del canale, e pregava intanto per que’ morti sconosciuti. Un atroce pensiero gli balenò in mente: — forse là, là insieme, là sotto.... Oh, Signore! fate che non sia vero! fate ch’io non ci pensi! —
Scomparso il treno funebre, egli si mosse, attraversò la piazza, prendendo la via lungo il canale a mancina, senz’altra ragione della