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lasse d’untori, ripeteva il suo caso, e soggiugneva: “quelli che sostengono ancora che a non era vero, non lo vengano a contare a me: perchè le cose, bisogna averle vedute.”

Renzo, lontano dall’imaginarsi di che punto fosse scampato, e commosso più da dispetto, che da paura, pensava, in camminando, a quella accoglienza, e s’apponeva bene a un dipresso dell’opinione che il borghese aveva concepita de’ fatti suoi; ma la cosa gli pareva così fuor di ragione, che conchiuse tra sè, dover colui essere un qualche mezzo matto. — La comincia male, — pensava però: — par che ci sia un pianeta per me, in questo Milano. Per entrare, tutto mi va a seconda; e poi, quando ci son dentro, trovo i dispiaceri lì apparecchiati. Basta.... coll’aiuto di Dio... se trovo.... se riesco a trovare.... eh! tutto sarà stato niente. —

Venuto appiè del ponte, voltò, senza esitare; a sinistra; nella via detta la strada a san Marco, come a quella che gli parve dover menare verso l’interno della città. E procedendo, cercava con gli occhi intorno, se potesse scoprire qualche creatura umana; ma altra non ne vide che uno sformato cadavere nel fossatello che corre tra quelle poche case (che allora erano anche meno) e la via, per