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vi s’avviò in fretta; ma la guardia, con un mal piglio, gli gridò: “olà!” Si fermò egli su due piedi, e, fatto d’occhio a colui, cavò un mezzo ducatone, e glielo mostrò. Quegli, o che avesse già avuta la peste, o che la temesse meno che non amava i mezzi ducatoni, accennò a Renzo che gli gittasse quello; e, vistoselo volar subito a’ piedi, susurrò: “va innanzi presto.” Renzo non se lo fece ripetere; passò lo steccato, passò la porta, andò innanzi, senza che nessuno s’accorgesse di lui o gli badasse; se non che, quando ebbe fatto forse quaranta passi, intese un altro “olà” che un gabelliere gli gridava dietro. A questo egli fe’ vista di non intendere, e invece di pur volgersi, studiò il passo. “Olà!” gridò di nuovo il gabelliere, con una voce però che indicava più iracondia che risoluzione di farsi obedire; e, non essendo obedito, levò le spalle, e tornò nella sua casaccia, come uomo a cui premesse più di non accostarsi troppo ai passeggieri, che d’inchiedersi dei fatti loro.
La via, dentro di quella porta, correva allora, come adesso, diritta fino al canale detto il Naviglio: i lati erano siepi o muraglie d’orti, chiese e conventi e poche case; in capo a questa via, e nel mezzo di quella che va