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quella povera Agnese, e poi, e poi.... Ma se, per disgrazia, per disgrazia che Dio non voglia.... allora, non so quel che farò, non so dove andrò: certo che, da queste parti, non mi vedete più.” E così parlando, ritto in sulla soglia che metteva nel campo, girava il capo all’insù e riguardava con un misto di tenerezza e di accoramento, l’aurora del suo paese che non aveva più veduta da tanto tempo. L’amico lo confortò di buone speranze, volle ch’egli prendesse un po’ di provisione da bocca per quel giorno; lo accompagnò un pezzetto di strada, e lo lasciò andare con nuovi augurii.

Renzo prese la strada bel bello, bastandogli di portarsi il più presso a Milano in quella giornata, per entrarvi il domani per tempo, e mettersi tosto alla ricerca. Il viaggio fu senza accidenti; nè v’ebbe cosa, che attirasse particolarmente i suoi sguardi, salvo le solite miserie e malinconie. Come aveva fatto nel dì antecedente, si fermò, quando fu tempo, in un boschetto, a refiziarsi e a prender fiato. Passando per Monza, dinanzi a una bottega aperta, dov’era dei pani in mostra, ne chiese una coppia, per non rimanere sproveduto, ad ogni evento. Il bottegaio, intimatogli di non entrare, gli stese,