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Adesso, aveva proprio bisogno d’un po’ di quiete, per rimettermi in tuono: via, cominciava un po’ a star meglio.... In nome del cielo, che venite qui a fare? Tornate....”
“Sempre l’ha con questo tornare, lei. Per tornare, tanto ne aveva a non muovermi. Dice: che venite? che venite? Vengo, anch’io, a casa mia.”
Casa vostra....
“Mi dica; ne son morti assai qui?. . .”
“Eh eh!” sclamò don Abbondio; e, cominciando da Perpetua, fece una lunga enumerazione di persone e di famiglie intere. Renzo si aspettava pur troppo qualche cosa di simile; ma all’udir tanti nomi di conoscenti, d’amici, di congiunti, ( dei genitori era rimasto senza già da qualche anno) stava addolorato, col capo basso, sciamando tratto tratto: “poveretto! poveretta! poveretti!”
“Vedete!” continuò don Abbondio: “e non è finita. Se quei che restano non fanno giudizio questa volta, e cacciar tutti i grilli del capo, non c’è più che la fine del mondo.”
“Non dubiti; che già non fo conto di fermarmi qui.”
“Ah! lode al cielo, che la v’è entrata!” “E, già s’intende, fate ben conto di tornare....”