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in quella vece quel sì svegliato Tonio, il quale ve l’aveva condotto. Il morbo, togliendogli il vigore del corpo insieme e della mente, gli aveva svolto in faccia e in ogni suo atto un picciolo e velato germe di somiglianza ch’egli aveva collo smemorato fratello.
“Oh Tonio!” gli disse Renzo, fermandosegli dinanzi: “sei tu?”
Tonio gli levò gli occhi in viso, senza muovere il capo.
“Tonio non mi conosci?”
“A chi ella tocca, ella tocca,” rispose Tonio, rimanendo poi colla bocca aperta.
“L’hai addosso eh? povero Tonio: ma non mi conosci più?”
“A chi ella tocca, ella tocca,” replicò quegli, con un cotal sorriso sciocco. Renzo, vedendo che non ne caverebbe altro, andò innanzi più contristato. Ed ecco spuntar dalla rivolta d’un canto, e venire innanzi una cosa nera, ch’egli riconobbe tosto don Abbondio. Camminava passo passo, portando il bastone come chi ne è portato a vicenda; e a misura che si faceva presso, sempre più si poteva conoscere nel suo volto squallido e smunto, e in ogni sembianza, come anch’ egli doveva aver corsa la sua burrasca. Guatava egli pure; gli pareva e non gli pa-