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che, in quel Carlo Colonna, morto il secondo di peste in Milano, aveva notato il delirio, come un accidente della malattia, vederlo poi addurre in prova delle unzioni e della congiura diabolica, un fatto di questa sorta: che due testimonii deponevano di avere udito un loro amico infermo, raccontare come, una notte, gli erano venute persone in camera, ad offerirgli la salute e danari, se avesse voluto ugnere le case del contorno; e come, al suo replicato disdire, quelli erano partiti, e in loro vece, era rimasto un lupo sotto il letto, e tre gattacci sopra, “che sino al far del giorno vi dimororno”1. Se un tal modo di connettere fosse stato d’un sol uomo, si vorrebbe attribuirlo a una sua grossezza, a una sua sbadataggine particolare; e non vi sarebbe un proposito di farne menzione; ma, come fu di molti, è storia dello spirito umano; e vi è da scorgere, quanto una serie ordinata e ragionevole d’idee possa essere scompaginata da un’altra serie d’idee, che vi si getti a traverso. Del resto, quel Tadino era qui uno degli uomini più riputati del suo tempo.

Due illustri e benemeriti scrittori hanno

  1. Pag. 123-124.
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