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— Hanno votato il sacco stamattina coloro, — pensò don Abbondio; e rispose barbugliando: “monsignore illustrissimo avrà bene inteso parlare degli scompigli che son nati in quell’affare: è stato tutto una confusione tale, da non potere, nè anche al giorno d’oggi, vederci dentro chiaro: come anche vostra signoria illustrissima può argomentare da questo, che la giovane è qui, dopo tanti accidenti, come per miracolo; e il giovane, dopo altri accidenti, non si sa dove sia.”

“Domando,” ripigliò il cardinale, “se è vero che, prima di tutti codesti casi, abbiate rifiutato di celebrare il matrimonio, quando ne eravate richiesto, nel giorno convenuto; e il perchè.”

“Veramente... se vostra signoria illustrissima sapesse.... che intimazioni.... che precetti terribili ho avuti di non parlare...” E restò, senza conchiudere, in un certo atto, da far rispettosamente intendere che sarebbe indiscrezione voler saperne di più.

“Ma!” disse il cardinale, con voce e con volto gravi oltre il costume: “è il vostro vescovo che, per suo dovere, e per vostra giustificazione, vuole intender da voi il perchè non abbiate fatto ciò che, nella via regolare, era vostro obbligo di fare.”