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campanelle attaccate ai piedi, com’era prescritto a quelli, per distintivo e per avviso del loro avvicinarsi, s’intromettevano nelle case, ad esercitarvi ogni arbitrio. In alcune, aperte e vote d’abitatori, o abitate soltanto da qualche languente, da qualche moribondo, entravano ladri a man salva, a far bottino; altre venivano sorprese, invase da birri, che vi commettevano ruberie, eccessi d’ogni sorta.

A paro colla perversità, crebbe l’insania: tutti gli errori già dominanti più o meno, presero dalla attonitaggine e dalla agitazione delle menti, una forza straordinaria, ebbero più vaste e più precipitose applicazioni. E tutti servirono a rinforzare e ad ingrandire quella insania speciale delle unzioni, la quale, ne’ suoi effetti, ne’ suoi sfoghi, era spesso, come abbiam veduto, un’altra perversità. L’immagine di quel supposto pericolo assediava e martoriava gli animi, più assai che il pericolo reale e presente. “E mentre,“ dice il Ripamonti, “i cadaveri sparsi o i mucchi di cadaveri, sempre dinanzi agli occhi, sempre fra i passi dei viventi, facevano della città tutta, come un solo funerale; qualche cosa d’ancor più funesto, una maggiore publica deformità era quell’accanimento vicendevole, la sfrenatezza,