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der sommariamente ad ogni occorrenza di buon governo. Un tale ordinamento camminò e fece effetto, fino ad un certo tempo: ma, col crescere: delle morti e dello sbandamento, dello sbalordimento di chi sopravviveva, venner coloro ad essere come franchi d’ogni sopravveglianza; si fecero, i monatti principalmente, arbitri d’ogni cosa. Entravano da padroni, da nemici, nelle case; e, senza parlare del saccheggio, del come trattavano gl’infelici ridotti dalla peste a passar per siffatte mani, le ponevano, quelle mani infette e scelerate, sui sani, figliuoli, parenti, mogli, mariti, minacciando di strascinarli al lazzeretto, se non si riscattavano, o non venivano riscattati a prezzo. Altre volte, mettevano a prezzo il servigio, ricusando di levare i cadaveri già infraciditi, a meno di tanti scudi. Si tenne (e tra la corrività degli uni e la nequizia degli altri, è egualmente malsicuro il credere e il discredere) si tenne, e il Tadino lo afferma1, che monatti e apparitori lasciassero a bello studio cader dai carri robe infette, per propagare e mantenere la pestilenza, divenuta per essi un’entrata, un regno, una festa. Altri sciaurati, dandosi per monatti, portando

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