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niva un soccorso straordinario. Il presidente della Sanità ne domandò, per disperato, colle lagrime agli occhi, a quei due valenti frati che stavano a governo del lazzeretto; e il padre Michele s’impegnò a dargli, in capo a quattro dì, sgombra di cadaveri la città; in capo ad otto, fosse bastevoli, non solo all’uopo presente, ma a quello che l’antiveder più sinistro potesse supporre nell’avvenire. Con un frate compagno, e con uficiali datigli a ciò dal presidente, andò, fuori della città, alla cerca di contadini; e, parte coll’autorità del tribunale, parte con quella dell’abito e delle sue parole, ne raccolse da dugento, e gli scompartì in tre disgiunti luoghi allo scavamento; spedì poi dal lazzeretto monatti, a raccorre i morti; tanto che, al dì prefisso, la sua promessa si trovò adempiuta.

Una volta, il lazzeretto rimase destituito di medici; e, con offerte di larghi stipendii e di onori, a fatica e non così subito, se ne potè avere, e troppo al di qua del bisogno. Fu spesso in estremo di vettovaglie, a segno di temere che si avesse a morirvi anche d’inedia; e più d’una volta, mentre si tentava ogni via di far derrate o danaro, sperando appena di trovarne, non che di trovarne affatto a tempo, vennero a tempo abbondanti sus-