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starsi sdraiato a riposo; lo sconosciuto, a cui si trovasse qualche cosa di strano, di malfidato, nel volto, negli abiti, erano untori: al primo avviso d’un chi che fosse, al grido di un ragazzo, si sonava a martello, si accorreva; gl’infelici erano tempestati di pietre, o presi, venivano menati a furore in prigione. E la prigione, fino a un certo tempo, era un porto di salvamento1.

Ma i decurioni, non disanimati dal rifiuto del savio prelato, andavano replicando le loro istanze, che il voto publico assecondava romorosamente. Persistette quegli ancor qualche tempo, cercò di dissuadere: tanto e non più potè il senno d’un uomo contro la ragione dei tempi, e l’insistenza di molti. In quello stato di opinioni, colla idea del pericolo, confusa, com’ella era in quel tempo, contrastata, ben lontana dall’evidenza che noi vi sentiamo, non si fa duro ad intendere, come le sue buone ragioni potessero, anche nella sua mente, esser soggiogate dalle cattive altrui. Se poi, nel cedere ch’egli fece, avesse o non avesse nessuna parte una debolezza della volontà, sono misteri del cuore umano. Certo, se in alcun caso par che si possa at-

  1. Ripam. pag. 91-92.