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nazioni altrui, e più tosto per abbondare in cautela, che per bisogno, avesse, dico, pronunziato, bastar che si facesse una lavatura all’assito. Quel volume di roba accatastata produsse una grande impressione di spavento nella moltitudine, per cui un oggetto diventa così di leggieri un argomento. Si disse e si credè generalmente esser state unte in duomo tutte le panche, le pareti, fino alle corde delle campane. Nè si disse soltanto allora allora: tutte le memorie di contemporanei (alcune scritte dopo molt’anni) che parlano di quel fatto, ne parlano con eguale asseveranza: e la storia sincera di esso, bisognerebbe indovinarla, se la non si trovasse in una lettera del tribunale della sanità al governatore, che si conserva nell’archivio detto di san Fedele; dalla quale l’abbiamo cavata, e della quale sono le parole che abbiamo poste in corsivo.
La mattina seguente, un nuovo e più strano, più significante spettacolo colpì gli occhi e le menti de’ cittadini. In ogni parte della città, si videro le porte delle case, e le muraglie, per lunghissimi tratti intrise, infardate di non so che sudicerìa, giallognola, biancastra, sparsavi come con ispugne. O sia stata una vaghezza ribalda di vedere un più clamoroso e più generale spaurimento, o sia stato un più reo di-