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ma dinotavano sicuramente molta caparbietà: non ci voleva molto a indovinare che quella testolina aveva le sue idee. E quell’arrossare a ogni tratto, e quel mandare indietro i sospiri... Due occhioni poi, che a donna Prassede non piacevano niente. Teneva essa per fermo, come se lo sapesse di buon luogo, che tutte le sciagure di Lucia erano una punizione del cielo, per la sua amicizia con quel furfante, e un avviso per farnela staccare affatto; e posto ciò, si proponeva di cooperare ad un così buon fine. Giacchè, come ella diceva spesso agli altri e a se stessa, tutto il suo studio era di secondare i voleri del cielo: ma cadeva sovente in un terribile equivoco, di pigliar per cielo il suo cervello. Però, della seconda intenzione che abbíam detto si guardò bene di fare il minimo cenno. Era una delle sue massime questa, che, per condurre felicemente a termine un buon disegno, la prima cosa, nella maggior parte dei casi, è di non lasciarlo scorgere.
La madre e la figlia si guardarono in viso. Posta la dolorosa necessità di dividersi, la proferta parve ad entrambe accettevolissima, quando altro non fosse stato, per la vicinanza di quella villa col loro paesello: per cui, alla peggio de’ peggi, si ravvicinerebbero e