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dero tosto, per lettere, quelle sinistre nuove al tribunale della sanità, il quale, al riceverle, che fu ai 30 d’Ottobre, “si dispose,1” dice il Tadino a prescriver le bullette, per chiuder fuori dalla Città le persone provenienti dai paesi dove il contagio s’era manifestato; “et mentre si compilaua la grida,” ne diede anticipatamente qualche ordine sommario ai gabellieri.

Intanto i delegati fecero in fretta e in furia quei provedimenti che seppero e poterono migliori; e se ne tornarono, col tristo sentimento della insufficienza di essi a rimediare e ad arrestare un male già tanto avanzato e diffuso.

Giunti il 14 di novembre, dato ragguaglio, in voce e di nuovo in iscritto, al tribunale; ebbero da questo commissione di presentarsi al governatore, e di esporgli lo stato delle cose. V’andarono, e riportarono: aver lui di tali novelle provato molto dispiacere, mostratone un gran sentimento; ma i pensieri della guerra esser più pressanti: sed belli graviores esse curas. Così il Ripamonti2, il quale aveva spogliati i registri della Sanità, e conferito col Tadino incaricato, specialmente del-

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