di raffrontare quelle memorie, per ritrarne una serie concatenata degli avvenimenti, una storia di quella peste; sicchè l’idea che se ne ha generalmente, debb’essere di necessità molto incerta e un po’ confusa: un’idea indeterminata di grandi mali e di grandi errori (e per verità ci ebbe dell’uno e dell’altro, al di là, di quel che si possa immaginare), un’idea composta più di giudizii che di fatti, alcuni fatti dispersi, scompagnati talvolta dalle circostanze loro più caratteristiche, senza distinzione di tempo, cioè senza sentimento di causa e d’effetto, di corso, di progressione. Noi, esaminando e raffrontando, con molta diligenza se non altro, tutte le relazioni stampate, più d’una inedita, molti (in ragione del poco che ne rimane) documenti, come dicono, uficiali, abbiam cercato di farne, non già quel si che vorrebbe, ma qualche cosa che non è stato ancor fatto. Non intendiamo di riferire tutti gli atti publici, nè tampoco tutti i successi degni, in qualche modo, di ricordanza. Molto meno pretendiamo di rendere inutile a chi voglia farsi un concetto più compiuto della cosa, la lettura delle memorie originali: sentiamo troppo che forza viva, propria e, per dir così, incomunicabile vi sia sempre nelle opere di quel genere, comunque concepite e condotte. Solamente ab-